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lettere d'una viaggiatrice |
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collettiva e attiva che è la carità umana, a quella virtù personale e solitaria e infeconda, che è la rassegnazione. L’assenza è un male crudele.
Coloro che hanno le fibre sensibili e il cuore molle, ne soffrono moltissimo, spesso senza protestare, spesso senza mormorare: coloro che hanno il cuore vivido e le fibre energiche, vi si ribellano. Tutti quelli che amano, per le ragioni consuete del sangue o per quelle improvvise ma violente dell’amore, sognano, desiderano vogliono vivere tutti i loro anni, tutti i loro giorni, accanto alle persone che amano, in una consuetudine fedele e infrangibile. Eppure, sovra tutto, per i sentimentali, per gli appassionati, l’assenza è un male necessario! L’uomo non è, forse una creatura libera? La persona umana non è, forse, inalienabile? E quando mai la più fiorita delle schiavitù non è parsa pesante, odiosa a chi si accorge, ogni tanto, di esser lo schiavo della propria o dell’altrui passione? Quando mai negli amori più larghi e più completi, in quegli amori che farebbero ricredere il pessimista più ostinato dell’amore, quando mai in questi amori così alti e così forti, non è venuto il