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208 lettere d'una viaggiatrice

occhio sospetto: se giuocate la vostra puntata, vi dà tale un’impressione di meschinità da farvi arrossire: se guadagnate un poco, non osate dirlo: se perdete un poco, neanche osate dirlo: se guadagnate molto o perdete molto, vi è sempre qualcuno, vi è sempre una folla di persone che ha guadagnato o ha perduto più di voi: e, quando avete perduto, la collera, la tristezza non hanno nulla da fare, con la somma fuggita via, ma sono l’espressione irosa e triste di chi è stato accoppato in una lotta: e, quando avete guadagnato, la gioia infantile, puerile, non viene dall’aver guadagnato cento lire, o mille lire, o ventimila lire, ma dall’aver vinto; e, in fondo, col danaro del guadagno, voi non andate in nessun posto, non comperate nulla, ma ve lo guardate, a casa, non con l’avidità dell’avaro, ma col sorriso del vittorioso. E, il grande e il piccolo giuocatore, alla fine della sua giornata, quasi non sa fare i suoi conti, quasi non sa quello che ha perduto, o che ha portato via, e sopra tutto, non ne dice mai la cifra. Il danaro, qui, è una chimera: chimera bianca di argento, chimera bionda