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viaggio a cosmopoli 203

suggerirle una giuocata o condurla a pranzo.

Salvo qualche ordine di giuocata, anch’esso detto sommessamente e con quell’eterno s’il vous plaìt, che è il ritornello gentile delle frase più brutali e delle preghiere più umili: salvo la voce anche tranquilla del croupier che annunzia il numero, il colore, il dispari o pari, e la serie, null’altro si ode, non un’esclamazione, non un sospiro. Quelle labbra di uomini, di donne sono suggellate, prima di tutto, nella previsione, e nel calcolo, e nell’aspettativa; sono suggellate nella delusione, nella soddisfazione, in ogni caso della fortuna, quando il numero è uscito. Io non ho visto neppure un sorriso di amarezza o di gioia delinearsi su quelle bocche taciturne, ai colpi più rovinosi o più inebbrianti: io non ho visto tremare nessuna di quelle belle mani feminili cariche di gemme, gittando il denaro o accogliendolo, e se le gemme onde erano cariche scintillavano ai lumi, le dita prendevano o davano leggermente l’oro, come se staccassero una rosa da un mazzolino. Ed ho visto, in tutte le ore, intorno a quei tavoli, si giuocassero trecento lire o ven-


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