re, di dolore, i canti di guerra, riprendevano in un onda musicale, onde eravamo travolti. I volti delle donne e dell’uomo mentre cantavano, restavan sereni, sorridenti, come se quella musica, quel canto fossero la emanazione più naturale e più semplice della loro vita: e solo ogni tanto, come un’ombra di mestizia traluceva nel viso come nel canto. Era, io suppongo, in certe canzoni di esiliati tirolesi, lontani dalle loro montagne e che le rimpiangevano, ogni tanto sulla frase Mein liebe Tirol, la voce delle cantatrici si posava, con una malinconia, con una malinconia! Giammai nostalgia fu espressa così tristamente, nel canto: e quando le parole di rammarico ritornavano, Mein liebe Tirol, ah che il sogno si ergeva innanzi a noi, il sogno di una patria libera, fra il cielo e i monti, fra i magnifici e liberi tramonti, fra le libere albe, in alto, in alto, bevendo alle sorgenti gelide, perseguitando il camoscio sulle pietre aguzze, il fiore al cappello, la piuma al vento, mentre da un villaggio arrivano i canti delle fanciulle e il giocondo yu, interroga sul ritorno dei fidanzati! Oh sogno di altitudine e di libertà, in