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128 lettere d’una viaggiatrice

dava verso la quarantina: e la più giovine, Louise, un fior di bellezza dolce e sorridente e un’altra, Johanna, un’aria fiera e pensosa. Vestivano il perfetto costume tirolese, la gonna di seta a fiori, a grosse pieghe, rotonda, il busto di velluto nero, il gran fazzoletto di merletto bianco incrociato sul petto, le maniche della camicia fine, sbuffanti, al gomito; la crocetta d’oro al collo, sospesa a una catenina e il grembiale chiarissimo, a fiori, con un fiocco di seta, a capi lunghi, sopra un lato: e il cappello tirolese, sovra tutto, il cappello sull’orecchio, col fiore di edelweiss nel nastro e la piumetta bianca, quel cappello, con quella piumetta che v’indica, dovunque e subito, il tirolese.

Gli uomini avevano i pantaloni corti al ginocchio e quelle loro curiose calze bianchissime, arrivanti sino a sotto il ginocchio, fermate da legacce, simili a quelle delle donne e la gran cintura colorata, sovra il panciotto, e le piumette più alte, più sottili, più arcuate, sui loro cappelli tirolesi. Il capo della comitiva, l’accompagnatore, dispose sovra un tavolinetto,