in un giorno un poco malinconico, con un cielo bianco, lavato da tre giorni di pioggia forte e lunga, con un paesaggio velato di nebbia e di umidità, coi monti quasi vanenti nel leggiero fumo, che avvolgeva tutto il paesaggio. Tutte le tende vivide, contro il sole, erano tirate e tutte bagnate ancora, dagli uragani appena finiti: e, talvolta, come un lungo brivido di freddo passava nella umidità e serpeggiava in noi. Le cantatrici tirolese e i cantatori giunsero, in silenzio, chetamente, dai saloni della villa, sulla veranda, ove noi li aspettavamo, muti e senza impazienza, e salutarono, gentilmente, in tedesco, la piccola assemblea, quasi tutta fatta di donne, e qualcuno, non io, che sapea il tedesco, rispose al saluto. Erano, questi tirolesi, quattro donne e due uomini, una comitiva che, esperimentata dall’infanzia nel canto, e nella musica di montagna, si era riunita, come tante altre se ne eran formate e questa, forse, una delle migliori, una delle più popolari, poichè possedeva delle belle voci, e un repertorio dei più tradizionali, come canzoni. Delle quattro donne tutte eran molto giovini: solo una, Marie, an-