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dans venise la rouge 107


perba dei ritratti di Carolus Duran, la forza efficace di quelli di Albert Besnard, la grazia delicata e fresca di quelli di Raffaelli, la grazia un po’ secca di Antonio de la Gandara, formano il fascino della sala francese: i ritratti possenti di verità, di realtà di Giacomo Grosso, quelli eleganti di Conconi, quelli così nobili, di Milesi e qualche altro, dicono che l’Italia sente anche essa, comincia a sentire la grande corrente verso il volto umano. Ma chi ridirà, nella sala inglese, in quella Inghilterra così grande, nel passato, dei ritratti del suo Lawrence, del suo Reynolds, del suo Gainsborough, chi ridirà la forza e la poesia di Chou bleu, un delizioso ritratto di donna, di Lavery? Chi ridirà la forza e la poesia, insieme, dei cinque ritratti di John Sargent, il più grande mago, di questa esposizione, John Sargent, questi ritratti mirabili e ammirabili, di cui quello di lady Warwick è il conforto della nostra fantasia e quella di lord Ribblesdale è un poema di vita? Fluttuano, innanzi agli occhi della mente, questi ritratti del grande pittore e sono inobliabili: ed è inobliabile quel ritratto del pit-