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104 lettere d'una viaggiatrice


alberi fronzuti, fra i fiori stupendi dei parchi d’Inghilterra, queste bellissime ladies, stringenti al seno un figliuoletto di una bellezza celestiale: esistono, nei loro salotti elegantissimi, queste snelle francesi, dal viso minuto e gentile, dagli occhi così azzurri che sembrano di violetta, dalla persona sinuosa, flessuosa, incantevole persona, come nessun’altra mai: esistono, nei grandi palazzi italiani, queste italiane dai volti singolarmente mobili, ove il mistero dell’anima si fa anche più significante, dai corpi sontuosi nella loro espansione o consunti da una fiamma interna. Ritratti! Ci chiamano questi volti di donna, di uomini, da tutte le pareti della esposizione di Venezia, ci chiamano questi volti dei paesi più lontani, ove non andremo giammai, questi volti di persone che mai abbiamo visto, che mai, forse, vedremo e che pure vivono e sentono e patiscono e fanno patire: ci chiamano, con le lusinghe di un’arte pittorica ora minuziosa e fredda e pure efficace, come era quella di Albert Durer, ora con una vaporosità di fantasmi più che di persone, la vaporosità ove ogni artista ama di mettere