conoscemmo i segreti d’altre civiltà e fummo condotti a toccar quasi con mano i primordii degli umani consorzii che attraverso alle antiche storie già parevano favolosi; per lui, l’età moderna cominciò a sentirsi superiore all’antica, per lui fu quintuplicata la quantità dei metalli preziosi e rinsanguarono i commerci Europei emunti per lungo volger di secoli dal tributo che la gola e il lusso pagavano all’oriente: per lui fu preparato un suolo vergine ai pensieri nuovi che non ponno metter radice nel duro terreno d’Europa, ingombro da tante rovine e vigilato da tanti sospetti: per lui fu aperto alle profughe idee un asilo, che diventerà la patria dell’avvenire. Ben si è potuto disputare e si disputò se la scoperta dell’America sia stata per la Spagna e per gli Indiani un beneficio od una sventura; ma certo per l’umanità fu tale un avvenimento di cui si cominciano appena ora a intravvedere i risultati. Non dissi dunque a caso che non risplende ancora di tutti i suoi raggi la gloria di Colombo; destino dei pochi grandissimi, per amare e per ammirare i quali tutte le età trovano argomenti nuovi e diversi. Il mondo di Colombo non è ora più solo un nuovo mondo geografico; non è ora più, come il videro i padri nostri, una vasta catena di regioni popolate dalle colonie e dagli schiavi del vecchio mondo; non è più un campo di battaglia per le rivaleggianti nazioni europee, ma, giusta la recente parola di Polk, è un altro mondo politico che si muove liberamente e si sottrae all’equilibrio da cui è sorretto e incatenato immobilmente questo sfasciume di medio evo, che noi decoriamo col nome di moderna civiltà europea: ma è una razza nuova che, dopo tre secoli di soggezione e di educazione durissima, riacquista il possesso di sè medesima: ma sono i fiumi più grandi e più facilmente navigabili della terra, le spiaggie più