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ciono di rinfocolare il dubbio che forse Colombo o la sua famiglia venissero di Piacenza, e lo chiamano sangue lombardo; e ripetono che a Pavia ebbe la vita dell’intelletto, fremendone Spotorno e Sanguinetti, che accusano la malafede di Ferdinando figlio e biografo di Colombo, e la scorrezione dei manoscritti, che leggono Pavia in luogo di patria. E non fu da questi senili puntigli amareggiata un’opera generosa? Genova dopo tre secoli e mezzo consacra a Colombo un monumento espiatorio: ma ad alcuni parve cosa indegnissima, che quell’opera non fosse tutta allogata scultori genovesi; e invocarono la patria carità, e le avide virtù ad aizzare importune emulazioni: onde forse sorgeranno in Genova al Colombo due monumenti che, più del concorde rispetto all’uomo grande, attesteranno l’ostinazione d’inutili gare.

Deh! quando avrà fine codesta idolatria, anzi codesto feticismo delle nostre miserie? Perchè i botoli ringhiosi che custodiscono i brani delle vecchie e funeste memorie municipali, perchè non pensano invece quel che sarebbe avvenuto se le flotte che si stracciarono alla Meloria, a Cursola, a Chioggia, se gli eserciti che si osteggiarono sotto i Fortebraccio, gli Sforza, i Piccinini, il Carmagnola e il Colleoni, avessero obbedito ad un solo pensiero? Perchè quei che vengono a garrire sotto il monumento e presso la casa di Colombo, perchè non pensano quello che avrebbe potuto essere la generazione di Colombo, se con lui Cabotto e Andrea Doria e Prospero Colonna, e Giangiacomo Triulzi, e Giovanni dalle Bande Nere si fossero lasciati governare da un unico Senato, ove col senno veneto, creatore della statistica e della diplomazia, fossero venuti a concordi consigli Lorenzo de’ Medici, Gerolamo Savonarola, Giulio Della-Rovere, il Capponi, il Machiavelli, il Guicciardini? Perchè non