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ma nei pensieri, che da loro mossero, e nei benefizii che ci lasciarono, immortali. Perciò quanto più cresce la potenza, quanto più s’illumina la coscienza del genere umano, tanto più si vanno rischiarando nuove ed inesplorate profondità di queste anime profetiche; quasichè in esse ci si riveli visibilmente qualche cosa dell’infinito.

E così è di Colombo, di cui neppure la storia esterna mi par compiuta. Ben l’Humboldt seguì studiosamente i fili delle idee scientifiche, le quali in lui misero capo: ma questo non ci spiega, che la metà del miracolo. Bisogna penetrare nel segreto delle passioni, e della volontà dell’uomo, che con frase cavalleresca espresse questo pensiero romano: un gran cuore si mostra nelle cose grandi. Le idee politiche ed i sentimenti di Colombo non si potranno mai spiegare, nè comprendere, se non se ne studino le necessarie attinenze colla storia dei suoi tempi. E i suoi tempi sono difficili a raccontarsi, e più difficili a giudicarsi; e fin qui non hanno avuto alcun degno istorico. Appena testè il Prescott, vivente onere della letteratura americana, per amore, cred’io, di Colombo, condusse a fine la sua lodatissima istoria del Regno di Ferdinando e d’Isabella. Ma ancora ci manca affatto uno storico filosofo del XV secolo in Italia; e la storia del commercio, delle tradizioni, delle scienze italiane nel medio evo è tutta da rifare e in gran parte anche da scoprire. E già in questi ultimi tempi si vennero disotterrando e pubblicando nuovi materiali, principalmente nell’Archivio storico del Viesseux, ove ponno leggersi belle notizie intorno al commercio de’ Fiorentini e de’ Veneziani. Ma ancora rimangono neglette per entro la condannata congerie dei libri di scolastica, di astrologia, d’alchimia, molle preziose testimonianze della scienza de’ padri nostri; e studi lunghi,