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una nuova era nella vita dell’umanità. Nota argutamente l’Humboldt che l’epoca da Colombo indicata per la fine del mondo cade fra gli anni che corsero dalla morte di Cartesio a quella di Pascal. E non si compiva forse allora, ma di tutt’altro modo, la profezia di Colombo? Non moriva forse allora nelle forti mani di Richelieu e di Luigi XIV il medioevo? Non si risolvevano allora per sempre le dottrine scolastiche e sotto l' unificazione delle grandi monarchie non scomparivano allora quelle indipendenze locali che per lunghi secoli avevano fatta sì discorde, e sì tenace la vita dei popoli? Non era allora la filosofia che con Cartesio diveniva prepotente, dogmatica? Non era allora la tradizione, che con Pascal difendeva la fede insegnando il dubbio?


V.


E forse, a questo punto, non parrà presuntuoso giudizio se io dirò che nè la storia, nè la filosofia valsero fin qui a degnamente ritrarci Colombo. Quest’esso è per avventura un privilegio degli uomini grandissimi, i quali belli di perpetua giovinezza, convivono colla umanità, e vengono, quasi dissi, sviluppandosi con lei, ed a lei proporzionandosi; talchè mai nemmeno la divinatrice poesia può fissare i contorni di quelle crescenti immagini. Perocchè più facile, come in tutt’altro proposito dice Vico, più facile è fare il vero che trovarlo: più facile creare Achille, che interpretare il suo divino imitatore, Alessandro. E direbbesi che le ombre degli uomini veramente grandi più giganteggino quanto più ad essi s’avvicini la fiaccola indagatrice: avendo essi vita immortale non nella nominanza,