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Strabone, tornare a tanta ignoranza. Ma veramente i due che ora nominammo, seppero per forza di buon senso tenersi lontani da ogni errore sistematico; e credettero il mare uno, vastissimo, circonfuso intorno alle terre. Strabone aveva anche mirabilmente preveduto l’esistenza o almeno la possibilità dell’America. «In questa zona temperata, dic’egli, che è nell’emisfero boreale oltre la terra che abitiamo, vi potrebb’essere un’altra terra, principalmente vicino al circolo che passa per Tine ed il mare Atlantico.» Davvero è forza convenire che Strabone nella sua ipotesi riesce assai più preciso di Colombo, perocchè egli aveva preveduta la grand’isola americana. Ma che perciò? . . . . . Il letterato dei tempi d’Augusto soggiunge subito dopo con profonda indifferenza: «Codeste ricerche nulla hanno a fare colla geografia positiva; e se pur quest’altre isole vi sono, non potrebbero nutrire popoli della nostra stessa origine, e si avrebbero a guardare come un altro mondo.»

Il mondo che Strabone abbandona. Colombo lo raccolse: perchè non basta indovinare la verità, non basta, quasi dissi, toccarla; bisogna amarla d’amore operoso, bisogna sopratutto venire a tempo. Che avrebbe fatto Augusto d’un nuovo mondo, egli che decretava non doversi più allargare i confini dell’impero? Ma nasceva a’ suoi giorni un’idea che aspirando al dominio di tutte le anime non doveva conoscere altri confini che i confini del mondo, altri interessi che gli interessi dell’umanità; e Colombo fu anch’esso apostolo di questa idea. «Veramente ei fu Colomba, dice suo figlio Ferdinando; poichè per grazia del Divino spirito scoperse il nuovo mondo e vi fece conoscere il Figliuol eletto di Dio che ivi non si conosceva; e portò sulle acque dell’Oceano l’ulivo e l’olio del battesimo per l’unione e la pace di quelle genti