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del tramontare degli astri, si cominciò a pensare che l’azione del sole distribuita simmetricamente sulla sfera terraquea dovesse produrre anche nell’emisfero opposto le stesse vicende di stagione e di clima, che presenta l’emisperio da noi abitato: cosicché il globo veniva ad essere diviso in due parti, l’australe e il boreale, dalla zona mediana dell’equatore, intransitabile agli uomini per la soverchia calura. Onde l’alter orbis di molti antichi scrittori, e il loro mondo degli antipodi, non si ha mai ad intendere, come molti hanno fatto, per l’America: ma sibbene per la zona temperata posta al di là degli ardori equinoziali. Perocché gli antichi non conoscendo per esperienza più che l’ottava parte della spera procedevano con ipotesi arrischiatissime; fra le quali è singolare quella di Macrobio che, sviluppando l’idea simmetrica delle zone, suppone la terra quadrifida, o distribuita in quattro gruppi; il che si trova essere pressoché conforme al vero.

Marino da Tiro e Tolomeo invece, preoccupati forse dall’ antica tradizione del continente mitologico, inclinano a mutare in seno chiuso e mediterraneo ogni mare e a supporre negli spazii inesplorati vaste estensioni di terra. Per altra via tornarono alle fantasie dell’età poetica i primi scrittori cristiani: i quali combatterono l’idea del doppio emispero e delle due zone divise ed incomunicabili perchè offendeva il dogma dell’unità del genere umano: ma poi trascendendo, avvolsero nella medesima riprovazione la teoria della sfericità della terra, si rappresentarono il mondo colle idee infantili, immaginando un piano rettangolare cinto tutto intorno dai mari, e al di là di esso il Paradiso terrestre; e infine una gran muraglia che sorreggesse la solida vôlta del firmamento. Appena si crederebbe che lo spirito umano abbia potuto, dopo Aristotile e