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servazione; la quale tanto più è da lodarsi, quanto più piccoli od ovvii sono i fatti da cui trasse conseguenze grandi e inaspettate.

Cognizione perfetta dei materiali preesistenti, induzione sicura ed irrecusabile, conferma di numerosi indizii sperimentali, ecco gli elementi della grande ipotesi di Colombo che può servire di modello a tutte l’altre ipotesi scientifiche e pratiche. Perciò non parve indegno di molto studio il seguire la serie de’ pensieri di Colombo anche nelle più riposte loro particolarità; e l’Humboldt con influita pazienza scese fino a precisare le edizioni dei libri che Colombo debbe aver consultati; ma né il tempo né il luogo concederebbero a me di seguire le traccie di cotesta alemanna scrupolosità. Nondimeno accennerò sorvolando le opinioni che correvano tra i geografi sulla distribuzione e sulla forma della terra e dei mari. Il che varrà a spiegare le fallaci analogie che traviarono molti eruditi, e ingossarono d’inutili dubbii la storia della scoperta dell’America.

I Greci, nell’età poetica, immaginarono la terra circolare come l’Orizzonte visibile, e stesa in piano come anche oggidì appare ai sensi; e fantasticarono che le girasse d’intorno l’Oceano, fiume o mare o sorgente di mari che lo credessero. Al di là poi collocavano una terra che tutto abbracciava l’Oceano, la quale perciò ebbe nome di continente, nome, che ancora oggi si conserva, con manifesta contraddizione, alle due più vaste isole del globo. A questa vetusta e mitica geografia appartengono quei continenti transoceanici di cui parlano Platone, Plutarco e Teopompo. Ma quando prevalse nelle scuole greche la dottrina della sfericità della terra, alla quale condusse irresistibilmente il diverso aspetto del cielo nelle diverse regioni, e l’osservazione comparativa del nascere e