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degli editori | xv |
Dubitai un istante calcar le ceneri dell’eroe. Ma presto mi ricordai che Cristoforo Colombo, morto a Valladolid l’8 maggio 1506, era stato sepolto a San-Domingo, donde la sua salma era passata all’Avana. Un’iscrizione spagnuola posta sotto alla sfera m’insegnò subito che il sepolto era il figlio di Cristoforo, don Fernando Colon. Alcuni distici latini sculti al piè della pietra composti dal medesimo Fernando dicon così:
Aspice quid prodest totum sudasse per orbem
Atque orbem patris ter peragrasse meum,
Quid placidi Bœtis ripam finxisse decoram,
Divitias genium post habuisse meum,
Ut tibi Castalii reserarem numina fontis
Offerremque simul quas Ptolemeus opes,
Si tenui saltem transcurrens murmure saxum
Nec patri salve, nec mihi dicis ave?
È da leggere nel Latour tutto il capitolo della Biblioteca. Egli vide un trattato di astronomia e cosmografia, composto da un cardinale, maestro di Gerson. Questo libro era stato di Cristoforo Colombo, che l’avea coperto di note marginali scritte con mano ferma e carattere minutissimo. La parte cosmografica e geografica era gremita di comentarj e rettificazioni, più rade nella parte teologica ed astrologica. Fa stupore la vasta erudizione di Colombo. Tutte le sue postille sono indicazioni