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xiv avvertenza

giovinezza; paggio della regina cattolica, donna Isabella, e poi del principe don Giovanni. Egli seguì parecchie volte suo padre e suo fratello, l’ammiraglio don Diego, nelle Indie, ove patirono crude fortune, e dipoi passò con l’imperatore in Italia, in Fiandra ed in Allemagna. Nel corso di questi viaggi e d’alcuni altri che imprese di per sè egli percorse tutta l’Europa ed una gran parte dell’Asia e dell’Africa, s’arricchì di sapere e di bei libri, di cui raccolse più di ventimila elettissimi in questa città ove trapassò quietamente gli ultimi anni della sua vita.”

Così lasciò scritto nelle sue famose cronache di Siviglia Ortiz di Zuniga, citato da Antonio di Latour, nei suoi Studj sulla Spagna (Parigi, 1855), ove descrive la biblioteca colombana e il sepolcro del suo fondatore con vivacità francese.

“Un giorno, egli dice, che io attraversava la cattedrale, vidi dietro al coro una larga lastra di marmo. Da ciascuna parte di questa tomba vi era un’altra lastra più piccola, sulla quale era sculta una galea coi suoi rematori.... Sul marmo di mezzo si scorgeva un globo terrestre intorno al quale si leggevano due versi spagnuoli che dicevano: “Ai re di Castiglia e di Leone, Colombo diede un nuovo mondo.”