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e patroni di queste terre, come di Spagna e Granata. Sue navi che vi andaranno, poranno dire che vadino a casa sua; e di lì cavaranno oro assai. Nelle altre terre, per avere oro, è forza fidarsi di uno di quelli salvatichi; o per avere di quelle cose che vi sono, conviene averle per forza, e non senza grandissimo pericolo della vita loro.

Le altre cose che io lasso di dire, già dissi la causa. Non dico così; nè mi affermo con il tridoppio di tutto quello che mai abbia ditto nè scritto; e dico questa è la fonte, dove io sono. Veneziani, Genovesi e tutte genti, che abbiano perle, pietre preziose e altre cose di valore, tutti li portano fino in capo del mondo per barattarle e venderle, e finalmente convertirle in oro. Lo oro è metallo sopra gli altri eccellentissimo, e dell’oro si fanno li tesori, e chi lo tiene fa e opera quanto vuole nel mondo, e finalmente aggionge a mandare le anime al Paradiso. Li signori di quelle terre del territorio di Beragna quando muoiono sotterrano li corpi loro con quanto oro che abbiano; e così è sua usanza. A Salomone portarono in una volta seicento e cinquantasei quintali di oro, senza quello che portarono li marinari e mercatanti, e senza quello che pagarono in Arabia. Un quintale pesa 150 lire. Di questo oro Salomone fece fare 200 lancie e trecento scuti, e fecesi fare un tavolato di oro, che gli aveva da stare in cima loro, tutto di oro, adornato di molte pietre preziose; e ancora fecesi fare di questo oro molte altre cose, vasi grandi molti adornati similmente di pietre preziose, ricchissima cosa. Gioseffo de Antiquitatibus Iudaeorum lo scrive; e ancora nel Paralipomenon, e nel Libro dei Re si scrive questo. Gioseffo vole che questo oro si avesse nella isola Aurea appellata1: la qual cosa se così fosse,

  1. Risguarda questa citazione il passo di Gioseffo nelle Antichità Giudaiche, lib. VIII, cap. VI, § 4, il quale s’adduce per