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112 lettere autografe

diglia, dar tutto per nulla; e quattro milioni di decime senza motivo, senza esserne richiesto, senza prima notificarlo alle AA. LL. Nè il danno è questo soltanto. Io so che i miei errori non furono ad oggetto di far male; e credo che così credano le Altezze Loro, com’io dico; e so e vedo che usano misericordia con chi maliziosamente le disserve; onde credo e tengo per certissimo che migliore e maggiore pietà avranno con me, che caddi in essi con ignoranza e trattovi a forza, come poi sapranno pienamente; e riguarderanno a’ miei servigi, e conosceranno ogni giorno che sono di molto vantaggio: tutto porranno in una bilancia, come ci racconta la S. Scrittura che si farà del bene e del male nel giorno del Giudizio.

Se tuttavia comandano che altri mi giudichi, il che non ispero, e ciò sia per inquisirmi riguardo alle Indie, umilissimamente le supplico, che mandino qui a mie spese due persone di coscienza ed onorate; le quali troverannole, spero, assai agevolmente, adesso che si trova dell’oro a cinque marchi in quattro ore. Con questo, e senza questo, è necessario che ci preveggano.

Il commendatore al suo arrivo a S. Domingo albergò in casa mia; e quando ci trovò, tolse tutto per suo1: sia in buon’ora; chè forse ne avea mestieri. Non mai corsaro così adoperò contra mercanti. Duolmi assai più delle mie scritture, che sì me le abbian prese: già quelle che mi doveano più giovare a scolparmi, queste teneva più

  1. «E l’inquisitore che per tale effetto i Re mandarono, fu un Francesco di Bovadiglia, povero commendatore dell’ordine di Calatrava... La prima cosa ch’ei fece, fu alloggiar nel palazzo dello ammiraglio, e servirsi e impadronirsi di tutto quello che vi era, come se per giusta successione ed eredità gli fosse toccato.« D. Ferdin. cap. 85.