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104 | lettere autografe |
mio onore; e se ne parlerebbe in tutto il mondo; perchè l’impresa è di tal qualità, che ogni giorno ha da crescer di fama e di stima.
Venne frattanto a S. Domingo il commendator Bovadiglia; io mi trovava nella Vega, e il Prefetto in Xoragua, dove quell’Adriano aveva fatto capo: ma già tutto era cheto, ricca la terra, e tutta in pace. Il secondo giorno proclamò sè stesso governatore, e fece uffiziali, ed esecuzioni; e pubblicò franchigie dell’oro, e delle decime, e generalmente di ogni altra cosa per anni venti, che, come dico, è l’età di un uomo; e che veniva per pagare tutti; benchè non avessero servito pienamente fino a quel giorno; e divulgò che dovea mandare in ferri e me e i miei fratelli, come ha fatto; e che non ci sarei colà tornato giammai; nè io, nè altri del mio legnaggio, dicendo di me mille cose disoneste e scortesi. Tutto questo si fece il dì secondo dopo il suo arrivo, come ha detto; trovandomi io lontano ed assente, senza sapere nè di Lui nè del suo arrivo.
Avendo egli portata gran quantità di lettere in bianco, soscritte dalle Loro Altezze, ne scrisse alcuna all’Alcalde e alla sua compagnia con favori e commendazioni: a me non inviò mai lettera, nè messaggio; nè mi ha parlato sino ad ora. Pensi V. S. che penserebbe qualunque avesse il mio carico: onorare e favorire chi si provò a rubare alle Altezze Loro il dominio, ed ha fatto tanto male e danno; e invilire chi lo sostenne con tanti pericoli.
Quando io seppi questo, credetti che sarebbe di lui come dell’Hoieda; o di tal altro. Mi calmai avendo saputo dai Frati, ch’egli era inviato dalle Loro Altezze. Io gli scrissi dandogli il benvenuto; e che io era apparecchiato d’irmene alla Corte, avendo posti tutti i miei averi