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78 lettere di santa caterina

quanto noi speriamo nella sua larghezza. Onde tanto saremo proveduti, quanto noi spereremo. E però, se l'uomo cognosce sè con lume della fede, egli non si confida in sè, nè in suo sperare. 1 Però che cognosce, sè per sè non essere manifestamente: che se alcuna cosa fusse da sè, egli potrebbe possedere di quelle cose ch’egli ama, a suo modo. La qual cosa non é. Anco, quando vuole essere ricco, spesse volte gli conviene essere povero; vorrebbe la sanità e la lunga vita, ed egli 2 conviene essere infermo, e viengli meno ’l tempo. E però è stolto e maladetto colui che si confida nell’uomo; vedendo egli, che alcuna cosa non è da sè, vedendo che il mondo e l’uomo noi serve se non per propria utilità. Chi dunque si vorrà confidare in loro, sempre ne rimarrà ingannato; però che a 3 neuna cosa gli tiene fede. Che, volendo arricchire, egli impoverisce l’anima sua e sè, e’ figliuoli, della sustanzia temporale. Egli diventa disordinato e incomportabile a sè medesimo; desiderando quello che non debbe desiderare. E l’animo che é disordinato a volere quello che non ha, sempre pena; però che è privato del sommo Bene, ’l quale pacifica, quieta e sazia l’anima.

O fratello e figliuolo carissimo, aprite l’occhio dell’intelletto col lume della santissima fede, acciocchè cognosciate la poca fermezza e stabilità del mondo, e la grande bontà di Dio, fermo e stabile, che non si muove mai, 4 ’l quale sazia e nutrica

  1. Bello il non isperare nella propria speranza; cioè, il non credere a sola la credenza propria, il non amare il proprio amore.
  2. Convenire così, modo antico: ma forse s’ha a scrivere e gli.
  3. Forse da levare a. Petrarca: «.... rapidamente ne abbandona il mondo, e picciol tempo ne tien fede».
  4. Dante: «Tutto il ciel muove. Non moto». Boezio: «Stabilique manens das cuncta moveri».