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lettere di santa caterina | 73 |
rocche per amore è obediente. E della cella s’è fatto uno cielo; perocché nou esce della cella del cognoscimento di sé, ma in su la mensa della croce con l’obediente Agnello mangia l’onore di Dio e la salute dell’anime. In te, obedienzia, non cade giudicio verso alcuna creatura, e singolarmente nel prelato tuo; perocché tu se’ fatta giudice della dolce volontà di Dio, giudicando che Dio non vuole altro che la tua santificazione; e ciò che dà e permette, dà per questo fine. Pigli 1 la compassione del prossimo, ma non giudicio né mormorazione. Tu non vuoli investigare la volontà di chi ti comanda; ma semplicemente, con semplicità di cuore, condita con prudenzia, obedisci in quelle cose dove non è colpa di peccato; e di neuna cosa ristolli mai. 2 Bene è dunque, che nell’amaritudine gusti la dolcezza, e nel tempo della morte la vita della Grazia. O carissimi figliuoli, chi sarà colui che non s’innamori di così dolci e soavi frutti, quanti riceve l’anima nella virtù dell’obedienzia? Sapete chi li riceverà? Quegli che coll’ occhio dell’intelletto, e con la pupilla della santissima Fede si specola 3 nella Verità; cognoscendo in essa Verità se è la bontà di Dio in sé, nella quale bontà truova l’eccellenzia di questa dolce e reale Virtù.
Chi è colui che non la vede? Chi non ha il lume, e però non la cognosce; e non cognoscendola, non l’ama; e non amandola, non è vestito, ma é spogliato dell’obedienzia, e vestito della disobe-
- ↑ Così prender piacere, e simili. Pigliare compassione dice la forza dell’anima che con deliberata riflessione consente agli altrui dolori, e fa attivo un sentimento il quale col suo nome stesso porta l’idea di passività.
- ↑ Anche Aldo così. Forse t’estolli.
- ↑ Speculo per specchio in Dante: «Perchè cotanto in noi ti specchi?»(ci guardi fiso).