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lettere di santa caterina | 71 |
pugne 1 diventa più umile. E perciò dissemo, che tanto è obediente quanto umile. Se dunque cresce la virtù dell’umilità, cresce, anco la virtù dell’obedienzia. Sicché vedete che corre più velocemente.
Ecci anco lo scoglio del mondo; il quale, come ingannattore, si mostra con molte delizie, stati e grandezze, tutto fiorito; e nondimeno egli ha in sé continua amaritudine, ed é senza alcuna fermezza o stabilità. Ma ogni suo diletto e piacere viene tosto meno: siccome la bellezza del fiore, il quale, quando é tolto dal campo, pare, a vederlo, bello e odorifero; e, colto, subito è passata la bellezza e l'odore suo, ed è tornato a non cavelle. 2 Così la bellezza e gli stati del mondo paiono uno fiore; ma subitochè l’affetto dell’anima gli piglia con disordinato amore, si trova voto e senza bellezza alcuna, perduto quell’odore che avevano in loro. Odore hanno in quanto sono escite dalla santa mente di Dio; ma subito l’odore é partito in colui 3 che l’ha colte e possiede con disordinato amore; né per difetto loro né del Creatore che le ha date, ma per difetto di colui che le ha tolte, il quale non le ha lassate nel luogo dove elle
- ↑ Per impugnazione, sulla forma di pugna; come per confermazione, conferma.
- ↑ Non è negazione di per sé, giacché in. Romagna ha pur senso di qualchecosa. Onde il non richiederehbesi sempre; ma omettesi come quando veruno per nessuno.
- ↑ Non dice partito da: ed è proprietà sapiente, degna di questa similitudine, comparabile non senza vantaggio alla simile dell’Ariosto e d’altri poeti. L’odore, l’aura piacevolmente ispiratrice, la grazia e la bellezza, rimangono tuttavia nel bene di cui l’anima abusa; ma non sono nell'anima stessa: essa divide la bellezza dall’oggetto bello, con attrazione rea, con distrazione da ultimo penosa. Alta distinzione del bello assoluto che è nelle minime cose, in rispetto all’ordine di tutto il Creato, dal relativo che la mente umana ci scorge o vuol trovarci, diverso dall’ordine, o contrario a quello. L’uomo co’ suoi errori e abusi non può distruggere, né togliere agli altri uomini (se essi non si facciano complici del suo errore) né la bellezza né la bontà né l’utilità delle cose.