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64 lettere di santa caterina

questo vermine, e metta mano al coltello dell’odio, ed uccidalo. E non ha materia quell’anima di rallegrarsi, e ricognoscere la grazia che Dio gli ha fatta d’avere veduto e trovato in sé quello che non cognosceva? Sì bene. Sicché per ogni modo, carissimo figliuolo, in ogni stato che l’uomo è, o giusto o peccatore, o che sia caduto e poi si rilevi, gli é necessario questo lume.

Quanti sono gl’inconvenienti che ne vengono per non averlo! Non mi pongo a narrarlo, né a dirne più; che troppo sarebbe lungo. Basti per ora quello che ne ho detto. Quanto gli è utile e dilettevole a darvelo, 1 non tel so esprimere con lingua né con inchiostro; ma Dio tel faccia provare per sua infinita misericordia. Così voglio che sia. E però dissi che io desideravo di vedere in te il lume della santissima fede.

Sómmi molto meravigliata delle lettere che hai mandate a Barduccio 2 Per neuna cagione voglio che ti parti dalla Congregazione 3 de’ tuoi fratelli (guarda già, 4 che tu non andassi al luogo perfetto della religione); né che tu venga mai a confusione di mente; ma tutto umiliato ti facci suddito al più minimo che ve n’é. 5 Né, per questo, lassare che tu non porga a loro quella verità che Dio ti facesse cognoscere.

6 Or cominciamo testé di nuovo a pigliare i rimedi 7 sopradetti, acciò che il dimonio

  1. Meglio ad averlo.
  2. Canigiani.
  3. O quella che Giovanni delle Celle aveva fatta in Firenze, e ne tocca in altra lettera Caterina: o simile a quella.
  4. Salvo se tu ti fai monaco.
  5. Non so se errato.
  6. Le umiltà non soffoghi la sincerità, né invilisca il coraggio delzelo puro.
  7. A’ falli commessi; i quali per la Fede convertonsi in meriti vieppiù grandi forse che quelli della inesperta innocenza. Questa parola modesta, e le altre che seguono, darebbero a sospettare, essere qui nella fine il vero intento e l’assunto di tutta la lettera. Ne abbiamo veduti altri esempi. E di qui apparrebbe in nuova bellezza l’artifizio dell’affetto che spirano segnatamente le parole in cui degna.uente commentasi l’esclamazione del dolce Gregorio. Lettere di 3. Caterina - Vol. II.