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54 lettere di santa caterina

LXXXII. — A tre Donne di Firenze.

Acciocchè l'anima sia tenace del buon proposito, conosca sè; cioè la dipendenza propria, la debolezza, i difetti, il prezzo del tempo, i benefizi di Dio in cui sperare. Orazione del cuore: vigilanza della mente. Coscienzia del bene, che si ha più o men piena. Pazienzia, midollo di carità. Tolleranza d’opinioni e pratiche diverse. Non andare a caccia di tanti consigli.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissime figliuole in Cristo dolce Gesù, perchè 1 la divina bontà v’ha tratto dal loto del mondo, non vogliate vollere il capo addietro e mirare l'arato: ma sempre mirate quello che vi bisogna di fare per conservare in voi il santo principio, e proponimento che avete fatto. Quale è quella cosa che ci conviene vedere e fare per conservare la buona volontà? dicovelo. Che sempre siate nella cella del cognoscimento di voi; e cognoscendo, voi non essere e l'essere vostro avere da Dio; e di cognoscere li difetti vostri, e la brevità del tempo, il quale è tanto caro 2 a noi. Però che nel tempo si può acquistare la vita durabile, e perderla, secondo che piace a noi: e, passato il tempo, neuno bene possiamo adoperare.

E dovete cognoscere in voi la grande bontà di Dio, e lo ineffabile amore che a voi porta; il quale amore v’ha manifestato col mezzo del Verbo dell’unigenito suo Figliuolo: e questo dolce e amoroso Verbo lo ha mostrato col mezzo del sangue suo. Onde noi siamo quello vassello che abbiamo ricevuto il sangue; e siamo quella pietra dove è fitto

  1. Manca il solito cominciamento; ond’è da credere frammento di lettera, la quale forse accennava a particolari notabili della vita di queste tre, e chi si di quante altre, fiorentine.
  2. Dante:

    .... il tempo è caro
    In questo regno si, ch’io perdo troppo
    Venendo teco sì a paro a paro».