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lettere di santa caterina 39

liato all’uomo? la somma altezza discesa a tanta bassezza, quanta è la nostra umanità? Egli è obbediente infino all’obbrobriosa morte della croce, 1 egli è paziente, in tanta mansuetudine che non è udito il grido suo per veruna mormorazione: egli elesse povertà volontaria, quello che era somma ed eterna ricchezza; intanto che Maria dolce non ebbe panno dove invollerlo; e nell’ultimo, morendo nudo in su la croce, non ebbe luogo dove appoggiare il capo suo. Questo dolce e innamorato Verbo fu saziato di pene e vestito d’obbrobrii, dilettandosi delle ingiurie, delli scherni e villanie; sostenendo fame e sete, colui che sazia ogni affamato con tanto fuoco e diletto d’amore. Egli è il dolce Dio nostro che non ha bisogno di noi. E non ha allentato d’adoperare la nostra salute; anco, ha perseverato non lassando par la nostra ignoranzia e ingratitudine, nè per lo grido de’ Giudei che gridano che egli discenda dalla croce; non lassù però, che non compisse la nostra salute.

Or questa è la dottrina e la via, la quale egli ha fatta: e noi miseri 2 miserabili, pieni di difetti, non spose vere, ma adultere, facciamo tutto il contrario; perocché noi cerchiamo diletto, delizie, piaceri, amore sensitivo; uno amore proprio; del quale amore nasce discordia, disobedieuzia. La cella si fa nemico: la conversazione de’ secolari e di coloro che vivono secolarescamente, si fa amico! Vuole abbondare e non mancare nella sustanzia tem-

  1. La stampa porta dopo croce un interrogativo, e non ha egli; che pare doversi aggiungere acciò che corrisponda e al costrutto e alla serie delle idee.
  2. Non correggo misere ancorché segua spose: perchè solito a lei fare maschio lo spirito femminile; o in quel punto pensare agli uomini tutti, applicando poi alle monache.