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36 | lettere di santa caterina |
sto amoroso Verbo. Così ci ammaestrò egli, quando disse: «neuno può venire al Padre, se non per me». Ma non veggo che in lui vi poteste bene rimettere, né in tutto spogliarvi di voi, se prima non cognosceste la somma ed eterna bontà sua, e la nostra miseria.
Dove cognosceremo lui e noi? dentro nell’anima nostra. Onde c’è bisogno d’intrare nella cella del cognoscimento di noi, e aprire l’occhio" 1 dell’intelletto, levandone ogni nuvila d’amore proprio. E cognosceremo, noi non esser niente, e specialmente nel tempo delle molte battaglie e tentazioni; perocché, se fussimo alcuna cosa, ci leveremmo quelle battaglie che noi non volessimo. Bene abbiamo adunque materia di umiliarci, e spogliarci di noi; perché non è da sperare in quella cosa che non è. La bontà di Dio cognosceremo in noi, vedendoci creati all’imagine e similitudine sua affine che participiamo il suo infinito ed eterno bene: e essendo privati della Grazia per lo peccato del primo uomo, ci ha creati a Grazia nel sangue dell’unigenito suo Figliuolo. Amore inestimabile! per ricomperare il servo hai dato il figliuolo proprio; per renderci la vita, désti a te la morte. Bene adunque vediamo che egli è somma ed eterna bontà, e che ineffabilmente ci ama: che se non ci amasse, non ci avrebbe dato sì fatto ricomperatore. Il sangue ci manifesta questo amore. Adunque in lui voglio che speriate e confidiatevi tutto; e in lui ponete ogni vostro affetto e desiderio.
Ma attendete che a lui non potiamo fare alcuna utilità, imperocché egli é lo Dio nostro che non
- ↑ Dante: «l’occhio della mente».