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lettere di santa caterina 35

però lo stato della Grazia; anco, l’acquistate, quando voi perdete la vostra volontà. Voglio che, acciocché noi mostriamo d’essere mangiatori dell’anime e gustatori de’ prossimi, noi non attendiamo pure alle nostre consolazioni; ma dobbiamo attendere e udire e aver compassione alle fadighe de’ prossimi, e specialmente a coloro che sono uniti a una medesima carità. E se non faceste così, sarebbe grandissimo difetto. E però voglio che alle fadighe e necessità di frate Antonio voi prestiate l’orecchie ad udirle: e frate Antonio voglio e prego che egli oda voi. E così vi prego da parte di Cristo, e mia, che facciate. A questo modo conserverete in voi la vera carità. E se non faceste così, dareste luogo al dimonio a seminare discordia. Altro non dico; se non che io vi prego e stringo che siate unito e trasformato in questo arbore di Cristo crocifisso. Gesù dolce, Gesù amore.


LXXVIII. — A Niccolò Povero, di Romagna, Romito a Firenze.

In sé l’anima conosce Dio. Umiliandosi, si esalta ad amore. Esercita l’amore di Dio verso i prossimi.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figliuolo in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi tutto rimesso nella divina providenzia, spogliato d’ogni affetto terreno, e di voi medesimo, acciocché siate vestito di Cristo crocifisso; perocché in altro modo non giugnereste al termine vostro, se non seguitaste la vita e dottrina di que-