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lettere di santa caterina | 33 |
tificazione: ogni luogo e ogni tempo, o per morte o per vita, o per persecuzioni, o per gli uomini o per li dimonii, ci dà solo a questo fine, perchè abbiamo la nostra santificazione. Dicovi che subito che l’anima ha aperto 1 lo intendimento, diventa amatore 2 dell’onore di Dio e delle creature; diventa amatore di pene; e non si diletta altro che in croce con lui. Non è grande fatto: 3 che già ha veduto che la bontà di Dio non può voltare altro che bene, e ogni cosa viene da lui; già è privato dell’amore proprio(che gli dà tenebre, e però non vede lume). 4
O padre, non’stiamo più; ed innestiamoci nell'arbore fruttuoso, acciocché il maestro non si levi 5 senza noi. Tolliamo 6 il legame, il vincolo dell’ardentissima sua carità, la quale il tenne confitto e chiavellato in sul legno della santissima croce percotiamo, 7 percotiamo con affetto; perocché lo infi-
- ↑ Dante:
«Apri la mente a quel ch’io ti paleso».
«Quella che ad altro intender m’avea chiuso». - ↑ Anima e amatore sta bene nella grammatica filosofica della vergine uomo.
- ↑ Questo che pare sforzo, è necessità dell’amore. Il soprannaturale è veramente natura.
- ↑ Pongo tra parentesi queste parole, nelle quali Caterina, per odio dell’amor proprio si lascia sviare dal principale concetto. Intendasi: che dà tenebre all’anima, la quale se ne lascia occupare.
- ↑ In croce. Vangelo in altro senso: «surgite; eamus». La Chiesa: «Agnus in crucis levatur Immolandus stipile».
- ↑ Vangelo:«tollite jugum memum» — Vincolo è più soave di legame, e può essere anco più stretto e più intimo; onde ha sensi più spirituali. L’amore e il piacere, che sono vincoli, stringono più dolcemente che la semplice obbligazione. Dante: «Non fu alcuna cosa — Che mi legasse con sì dolci vinci — Strinse potenzia con atto tal vime che giammai non si divima — Lo vincol d’amor che fa Natura».
- ↑ Non è chiaro; ma può valere, andiamo con forte moto a congiungerci.
In questo senso anche Dante. E in un luugo il percuotere vale corrispondere
con armonia:
«leva all’alte ruote
Meco la vista, dritto a quella parte
Dove l'un moto all’altro si percuote.Lettere di S. Caterina - Voi II. 3