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lettere di santa caterina 31

quello che sete tenuto di fare, e adempirete il desiderio mio. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

LXXVII. — Al venerabile Religioso Frate Guglielmo d’Inghilterra, il quale era Baccelliere dell’Ordine de’ Frati Eremitani di Santo Agostino, a Selva di Lago. 1

Dalla Croce, albero di Generoso dolore, frutti di carità. Di lì Gesù ci trae in alto per forza d’amore. Il frate non si pasca solo di meditazioni solitarie, ma ascolti le altrui necessità e compatisca.

A nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, reverendissimo e carissimo padre in Cristo Gesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi del Figliuolo di Dio, vi conforto e raccomando nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi uniti e trasformati nella sua inestimabile carità; sicchè noi che siamo arbori sterili e infruttuosi senza neuno frutto, 2 siamo innestati nell’arbore della vita. Così rapportiamo 3 uno saporoso e dolce frutto, non per noi, ma per lo maestro della grazia che è in noi. Siccome il corpo vive per l’anima, così l’anima vive per Dio. Questa Parola incarnata non ci poteva, in quanto Uomo, restituire la vita della gra-

  1. Crede il Burlamacchi che Gugliemo abitasse al convento di San Leonardo, anch’esso degli Eremitani, un miglio da Lecceto, e tra i due conventi corre la selva de’ lecci. Ma San Leonardo nel principio del secolo scorso aveva pochi frati, per causa della mal’aria che spirava dalle acque ferme lì presso; onde dicevasi il piano del lago. Quello che nelle note a un’altra lettera il Burlamacchi dice seccato, parrebbe dunque altra cosa.
  2. Può la pianta essere sterile, e può produrre qualche frutto scarso e stento, segnatamente se la sterilità medicata dall’industria e dell’arte.
  3. Quasi portiamo al rivolgere del tempo debito, e in copia.