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lettere di santa caterina 27

screte le obedieuzie imposte da lui: e così si concepe uno dispiacimento verso di loro e dell’ordine nostro. E questo 1 fa per privarci dell’obedienzia. E entrando il dimonio per questa porta della disobedienzia, non ce ne avvedremo, 2 che ci trarebbe fuore dell’ordine, dicendo il dimonio dentro nella mente: «poiché essi sono tanto indiscreti, e tu se’giovane; non poteresti sostenere tanta pena. Meglio t’è dunque che tu te ne parta. Qualche modo troverai, che tu resterai esente 3 con qualche licenzia». Con la quale fa vedere che si possa stare lecitamente. Queste sono battaglie che vengono; le quali non fanno però danno nell’anima; né queste né altre molte miserabili e dissolute 4 battaglie, se la propria volontà non consente. Perocché Dio non le dà per nostra morte, ma per vita; non perché noi siamo vinti, ma perché noi vinciamo, e perché sia provata in noi la virtìi. Ma noi, virili, con lume della santissima fede apriamo l’occhio dell’intelletto a ragguardare il sangue di Cristo crocifìsso, acciocché si fortifichi la nostra debilezza, e cognosciamo 5 la virtù e la perseveranzia in questo glorioso e prezioso sangue.

Nel sangue di Cristo si trova la gravezza 6 e il dispiacimento della colpa: ine si manifesta la giu-

  1. La stampa: questa.
  2. Forse avvedremmo.
  3. La stampa: asente; come in autori anche non senesi asempio per esempio, e altri molti. Ma potrebbe dire anco assente.
  4. Disordinate: perchè lo sciogliersi de’ vincoli necessari, o lo sciogliersi anco de’ non necessari in modo non conveniente al fine, è disordine.
  5. Qui vale il conoscere a prova; né senza pratica è cognizione piena. Così comunemente diciamo: non conosce quel che sia pudore, quel che sia dignità. Il più corrotto e avvilito non cessa di conoscerlo con la mente ma lo disconosce.
  6. Del sentimento dell’uomo, Dante: «Mi porse tanto di gravezza, Con la paura ch’uscia di sua vista».