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310 lettere di santa caterina

quale fu di tanta fortezza ed unione, che né chiodi né croce arerebbe tenuto quello Verbo, se non fusse il legame dell’amore: e l’unione fu sì fatta, che né per morte né per veruna altra cosa la natura divina si partì dall’umana.

Or1 voglio che mangiate questo dolce cibo. E se mi diceste: «Con che ale volo?» con l’ale dell’odio e della morte;2 con pene3 di strazii, di scherni e di rimproverii crociati per Cristo crocifisso. E non vogliate né reputate di sapere altro che Cristo crocifisso: in lui sia la vostra gloria e il vostro refrigerio e ogni vostro riposo. Pascetevi e notricatevi di sangue. Dio ragguardi a’ vostri desideri!. Non dico più. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

CXXXV. — A Misser Pietro Marchese del Monte.

Per ben giudicare il popolo, giudichi sé. Memoria accusatrice, volontà rea dolente, intelletto sentenziante, cuore e corpo pazienti. Paghi un debito di coscienzia.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, missere lo senatore, io Caterina,4 serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo salutandovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio; con desiderio di vedervi vero rettore della giustizia, prima a voi, e poi in altrui; sì che voi possiate

  1. La stampa: che voglio.
  2. Forse amore.
  3. Forse penne.
  4. Scrive Caterina; per solito Catarina, non solo alla senese, ma come altri dialetti.