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lettere di santa caterina | 299 |
e confortovi nel prezioso sangue del figliuolo di Dio; il quale fu Agnello mansueto e immacolato e svenato, non per forza di chiodi o di lancia, ma per forza d’amore e smisurata carità la quale aveva e ha alla creatura. Oh carità ineffabile dello Dio nostro! Tu m’hai insegnato, dolcissimo Amore, e hàmmi mostrato non con sole parole (perché tu dici che non ti diletti di molte parole), ma con l’operazioni, delle quali tu dici che ti diletti, le quali tu richiedi a’ servi tuoi. E che m’hai tu insegnato, Carità increata? m’hai insegnato che io, come agnello, pazientemente sostenga non solamente le parole aspre, ma eziandio le percosse dure e aspre,1 le ingiurie e danni. E con questo vuoli ch’io sia innocente e immacolata, cioè senza nocimento a neuno de’ prossimi e fratelli miei; non solamente a quelli che non ci perseguitano, ma a coloro che ci fanno ingiuria: e vuoli che per loro preghiamo come per speciali amici che ci danno buono e grande guadagno. E non solo nelle ingiurie e danni temporali vuoli che noi siamo pazienti e mansueti, ma generalmente in ogni cosa la quale sia centra la mia volontà: come tu non volevi che in veruna cosa fusse fatta la tua volontà, ma quella del Padre tuo. Come adunque leveremo il capo centra la bontà di Dio, volendo che s’adempiano le perverse nostre volontadi? e non vorremo che fusse adempiuta la volontà di Dio?
O dolcissimo amore Gesù, fa’ che sempre s’adempia in noi la volontà tua, come sempre si fa in
- ↑ Forse dure nel dolore che cagionano, aspre nell’intenzione di farlo ancora più grave. Percosse, qui, tutta sorte d’offese di fatti. Ingiurie sta per ingiustizie, come ne’ Latini, e in Dante e in altri. I danni sono le ingiustizie che segnatamente offendono l’utilità.