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LETTERE DI SANTA CATERINA 295

le dona il tesoro del tempo e il libero arbitrio della volontà, perchè arricchisca. Così vedete voi che è: però che noi siamo forestieri e peregrini in questa vita; e con questo tesoro del tempo e col libero arbitrio guadagniamo. E' vero che in questo tempo la creatura può annegare la volontà e libero arbitrio suo, e con esso può annegare la perversa vanità, piacimento e dispiacimento e sollecitudini e diletti del mondo; la quale è quella mercanzia che sempre l’uomo impoverisce, però che non ha in sé veruna stabilità né fermezza, e non ha se non una mostra di fuore, e dentro è guasta, e lassata1 al puzzo di molti peccati: e questa mostra fa che l’uomo s’accordi a mercato con lui. Adunque, carissimo e venerabile fratello in Cristo Gesù, io non intendo né voglio che questo tesoro dato dal Padre a noi per divina grazia e misericordia, noi lo spendiamo in sì vile mercanzia; perocché giustamente saremo reprobati dal Padre. Dunque come figliuoli veri, e con perfetta sollecitudine spendiamo questo dolce tesoro in una mercanzia perfetta; la quale è contraria a questa, però che ha il colore pallido, povero e vile: e dentro v’è uno tesoro che ingrassa2 e arricchisce qui per Grazia, e poi ’l conduce nella vita durabile del Padre a godere l’eredità sua. Or vediamo dunque che tesoro, costui che è arricchito, egli ha comprato. Il tesoro é questo: spregiamento d’onore, di delizie, di ricchezze, e d’ogni consolazione e ricreazione o piacimento degli uomini; e ha voluto quelle virtù vere e reali, le quali paiono

piccole e di non piccolo aspetto negli occhi del

  1. Abbandonata all’immondizia che la corrompe, e fa inutile e schifosa.
  2. Dicesi casa pingue di roba. E dicevasi popolani grassi. E chi sa che Caterina, scrivendo al Soderini, non pensasse anche a questo?