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lettere di santa caterina 283

che tu non facci come molti matti1 che si vergognano dinanzi al mondo di ricordare Cristo crocifìsso, e di confessarsi, loro essere servi di Cristo. Questi cotali non si vogliono mettere la sopravesta. Oh confusione del mondo! che si vergognano di ricordare Cristo e il sangue suo, del quale sono ricomperati con tanto fuoco d’amore. E non si vergognano delle loro iniquitadi; che con tanta miseria2 si privano del frutto del sangue; e hanno tolta la bellezza dell’anima loro, e perduta la dignità; 3 e sono fatti animali bruti; e fatti servi e schiavi del peccato, e non se ne avveggono. Però che essi hanno perduto il lume della ragione, e vanno, come ciechi e frenetici, attaccandosi alle cose del mondo, che non si possono tenere a nostro modo, perchè corrono come il vento. Perocché o elle vengono meno a noi, o noi a loro, cioè quando noi siamo richiesti dal Sommo Giudice, separandosi l’anima dal corpo. E se essi non si correggono o nella vita o nel punto della morte (benché neuno debba essere tanto ignorante che pigli indugio, però ch’egli non sa in che modo né in che stato si muore, né quando); dico che non correggendosi, sono privati del bene della terra e di quello del cielo, e giungono alla eterna dannazione. Non voglio dunque, figliuolo, poiché stanno in tanto pericolo, che tu sia di questi cotali, ma armato per lo modo detto, co-

  1. Nell'originario senso di vani; vuoti di cuore e di mente, pieni di quel sentimento di sé, che nel primo fa gli uomini audaci, poi vili.
  2. Può avere gemino senso; e della miseria t-he loro ne segue, e della causa di quella; dico la miseria dell’anima angusta, per cui l’avaro è detto assolutamente misero. E costoro sono avari a sé del bene di che Dio è largo ad essi.
  3. Bello che innanzi pure a dignità, venga bellexxa. Una postura di paiole, nonché una parola, rivela l’anima.