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lettere di santa caterina 279

per tanto io vi dico che ’l papa mandò di qua uno suo vicario; ciò fue il padre spirituale di quella Contessa1 che morì a Roma; e è colui che renuniziò al vescovo per amore della virtù, e venne a me da parte del Padre santo, dicendo che io dovessi fare speciale orazione per lui e per la santa Chiesa; e per segno mi recò la santa indulgenzia. Gaudete dunque et exultate, perocché il Padre santo ha cominciato ad esercitare l’occhio2 verso l’ onore di Dio e della santa Chiesa. Costà verrà un giovane che vi darà questa lettera. Dategli di ciò che egli vi dice, fede; imperocché egli ha uno santo desiderio d’andare al Sepolcro; e però egli ne va ora al santo Padre, per lui3 e per alquante persoue religiose e secolari. Io ho scritta una lettera4 al Padre santo; e mandandolo pregando che per amore di quello dolcissimo sangue egli ci dia licenzia acciocché noi

  1. Alfonso di Vadatera vescovo in Andalusia, poi romito, confessore di santa Brigida, nel 73 morta in Roma; stato più volte in Avignone a sollecitare, in nome di lei, Gregorio al ritorno. Anche per quello doveva egli riverire (come si sa che riverì) Caterina, e ella lui. L’anno 1388 morì; e fu sepolto nella chiesa detta si di San Girolamo, ma tenuta dagli Olivetani, a quattro miglia da Genova, edificata con elemosine raccolte da esso. Devoto al potente eremita, al Dalmata di Betlemme, aveva già prima dotato co’ proprii beni un monastero dell’ordine di San Girolamo, sorto in Ispagna a que’ dì. Era più volte ritornato nel Senese per trattare della sua fondazione col Generale Olivetano; e Caterina, che a parecchi di que’ monaci ha lettere, gli avrà additati i più degni, e cooperato all’intento di lui. Contessa ella chiama Brigida, non principessa; perchè quel titolo era da Matilde nobilitato in Toscana sopra tutti i principati, né così volgare e triviale come divenne poi. Dante a Dio imperatore dà i santi maggiori nell’aula più segreta per Conti, cioè compagni di milizia e dignità, quasi una camera di Pari.
  2. Non è un grande elogio. Pare che a lei paresse che Gregorio XI in corte d’Avignone esercitasse poco l’occhio della mente. E però parla latino, come d’insolita cosa.
  3. Sé.
  4. Smarrita.