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276 | lettere di santa caterina |
Raccomandateci a Teopento,1 che preghi Dio per noi, ora che egli ha il tempo della cella: perocché siamo peregrini e viandanti in questa vita, e posti a gustare il latte e le spine2 di Cristo crocifisso. E ditegli che legga questa lettera: e chi ha orecchie, sì oda; e chi ha occhi, si veda; e chi ha piedi, sì vada, non vollendo il capo indietro; anco, vada innanzi, seguitando Cristo crocifisso, e con le mani adoperi sante vere3 e buone operazioni, fondate in Cristo crocifisso. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce. Gesù amore.
CXXVII. — A Frate Bartolomeo Dominici, e a Frate Tomaso d’Antonio dell’Ordine de’ Predicatori quando erano a Pisa.
Scritta forse sotto la domenica delle palaie. Del soggiogare la parte sensitiva alla ragione: che è il frutto della redenzione. D’un’imbasciata ch’ell' ebbe da papa Gregorio. Vuol dare per Cristo la vita.
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
A voi, dilettissimi e carissimi padri per riverenzia di quello dolcissimo Sacramento, e carissimi fratelli in quello abondantissimo e dolcissimo sangue, il vostro carissimo padre4 e fratelli vi mandano cento migliaia di saluti, confortando e benedi-
- ↑ Nomi di forma greca erano anco in Italia, e sono.
- ↑ Le dolcezze e i dolori. Più sopra disse spine e triboli, perchè il secondo è più. Anco la rosa ha spine. Onde tribuli dicevasi da’ Latini, le materie pungenti sparse nel cammino a impedire il nemico.
- ↑ Tra santo e buono colloca vero, perché non e’ è bene senza verità. E posponendo buono a santo, pare intenda che l’umana bontà non deve dalla santità essere esclusa, e che il bene minore nel maggiore è compreso, non già soffocato da questo.
- ↑ Raimondo.