Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
LETTERE DI SANTA CATERINA 273
ghezza della bontà di Dio. Il quale cognoscimento spoglia l'anima del proprio amore, e vestela d’odio santo e d’un amore divino, cercando solo Cristo crocifisso, e non le creature, ne le cose create, ne se medesimo sensitivamente, ma solo Cristo crocifisso, a mando e desiderando li obbrobri suoi. Se questo cotale è esercitato1 e ha dibarbicata la radice dell’amore proprio, va innanzi, e non volle il capo indietro. Ma se al tutto non fusse dibarbicata spiritualmente, temporalmente caderebbe nel secondo voliere del capo. E sai, quando si volle questa seconda volta? Non alle delizie del mondo; ma quando l'anima avesse cominciato a metter mano ad arare2 la grande perfezione. La quale perfezione principalmente sta, in tutto, in annegare e in uccidere la volontà sua; e più nelle cose spirituali che nelle temporali; perocché le temporali le ha già gittate da se; ma abbiasi cura3 delle spirituali. In questa perfezione ama l’anima in verità il Creatore suo, e le creature per lui, più e meno, secondo la misura con che essi amano.4 Dico dunque, che se la radice non è al tutto divelta dell’amore proprio di sé, che voliera la seconda volta il capo indietro e offenderà la sua perfezione. Perocché o egli l’offende, amando la creatura senza modo e senza misura5 si debbo dare solamente a Dio; ma la creatura, amarla con modo, e con la misura del suo Creatore. O egli si
- ↑ Ha preso l’abito buono.
- ↑ Quasi questa sia il campo. Così diciamo; coltivare la virtù.
- ↑ Badi che nelle spirituali a cui s’è appigliata, non s’annidi l’amor proprio e il capriccio.
- ↑ Il bene supremo.
- ↑ Modo riguarda la qualità più propriamente dell’atto, misura l’intensità. Lettere di S. Caterina -Vol. II.