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220 | lettere di santa caterina |
questa battaglia nuova, a combattere con perseveranzia infino alla morte, dicendo: «per Cristo crocifisso ogni cosa potrò, il quale è in me, che mi conforta.» Ora all’entrata sentite voi la spina; ma poi ne averete il frutto, e riceverete gloria dalla loda di Dio. Orsù virilmente, e con vera e santa perseveranzia! E non dubitate, punto. Del fatto dell’abito,1 mi pare che sia da seguitare quello che lo Spirito Santo per la vostra bocca domandò, senza essere indotta da persona; lassare menare le lingue a modo loro. Questo non vi scemerà la devozione del glorioso padre vostro santo Francesco;2 anco, la crescerà. Non di meno voi sete libera: poniamochè fusse piuttosto difetto che non, a tornare a dietro quello che è cominciato.3
De’ fatti della Contessa,4 mi pare che si potesse fare che ella venisse alla Rocca prima che io venissi. Io credo che farà bene. Poi faremo quello che lo Spirito Santo farà fare. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.
Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso. Gesù dolce. Gesù amore.
- ↑ Si fece poi Mantellata. E Urbano VI in un breve del 1380, delle cinquanta alle quali concede indulgenza piena in punto di morte, nomina per prima lei.
- ↑ I Trinci veneravano quel d’Assisi segnatamente: e un fra Paolo della loro famiglia aveva, pochi anni innanzi, rimessa in vigore la regola dell’Ordine che scadeva.
- ↑ Sarebbe difetto anzi che no, rivolgere (qui tornare è attivo, come in Dante più volte) il proposito di farvi dell’Ordine di S. Domenico: ma voi siete libera. I due Ordini tendono al fine stesso. Più volte Caterina raccomanda di non volere a tutti imporre una medesima forma di bene.
- ↑ Benedetta, sorella di Lisa; e anch’ella desiderava di entrare nell’ordine.