Pagina:Lettere - Santa Caterina, 1922.djvu/228


lettere di santa caterina 215

conforto. Perocché egli è venuto, come nostro capitano, e con la mano disarmata, confitta e chiavellata in croce, ha sconfitti e’ nemici nostri; e ’l sangue è rimaso in sul campo per animare noi, cavalieri, a combattere virilmente e senza alcuno timore. Il dimonio è diventato impotente per lo sangue di questo Agnello; perocché non ci può fare più che Dio permetta, e Dio non permette che ci sia posto maggior peso che noi possiamo portare. La carne è sconfitta co’ flagelli e tormenti di Cristo; e il mondo coll’ obbrobrio, scherni, villanie e vituperio; e la ricchezza con la povertà volontaria di Cristo Crocifisso. Perocché la somma Ricchezza è tanto povera, che non ha luogo dove posare il capo suo, stando in sul legno della santissima croce.

Quando il nemico, dunque, dell’onore e dello stato del mondo vuole entrare entro, fa’, figliuolo, che gli abbai il cane della coscienzia tua, e desti la guardia dell’intelletto: acciò che vegga che stabilità o fermezza non ha alcuno onore o stato del mondo. Da qualunque parte elle1 vengono, non ne truova punto. E voi ’l sapete, che l’avete veduto e provato.2 Poi voglio che voi vediate, che il darsi disordinatamente a queste cose transitorie che passano come il vento, non ne seguita onore, ma vituperio; però che l'uomo si sottomette a cosa meno di sé, e serve a cose finite; ed egli è infinito. Perocché l'uomo non finisce mai ad essere, benché finisca a Grazia per lo peccato mortale. E però se noi vogliamo onore e riposo e sazietà, convienci

  1. È rimasto a lei nel pensiero, o allo scrittore nella penna, il nome a cui recasi l’elle; cose del mondo, o simile.
  2. I Salimbeni ebbero discordie sanguinose co’ Tolomei; e in guerre con l’intera repubblica ne perì parecchi di loro.