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214 | lettere di santa caterina |
suo versa sangue. Perché noi abbiamo che dargli bere. E così facendo, sarà tutto rinvigorito; e sarete vero combattitore. E tollete il coltello dell’odio e dell’amore; cioè odio e dispiacimento del vizio, ed amore della virtù; e il nemico della carne nostra, che è il più pessimo1 e malvagio nemico che noi possiamo avere, sia ucciso; e il diletto suo da questo coltello. E la coscienzia il faccia vedere all’occhio dell’intelletto, quanto è pericoloso questo nemico del diletto carnale, che passa nell’anima; acciò che l’uccida. E ragguardi la carne flagellata di Cristo crocifisso, acciò che si vergogni di tenere in piacere e in diletto disordinato, e in delizie2 il corpo suo. E il dimonio con le malizie e lacciuoli suoi e’ quali egli ha tesi per pigliare l’anime, si sconfigga con la virtù della vera umiltà. Abbai questo cane della coscienzia, destando l’occhio dell’intelletto. E vegga quanto è pericoloso a credere agl’inganni suoi; e vollasi a sé medesimo, e cognosca l’uomo, sé non essere, acciò che non venga a superbia; perocché l’umiltà è quella che rompe tutti i lacciuoli del dimonio.
Bene averebbe l’uomo da vergognarsi d’insuperbire, vedendosi sé non essere, e l'esser suo avere da Dio, e non da sé; e vedere Dio umiliato a lui. Perocché per profonda umiltà discese dalla somma altezza a tanta bassezza, quanto è la carne nostra. Questo dolce e innamorato Agnello, Verbo incarnato, ci dà conforto: però che da lui viene ogni
- ↑ I superlativi, gli antichi gli congiungevano con particelle denotanti comparazione o misura d’intensità. Dopo pessimo, malvagio scade; se non si voglia intendere della malvagità morale in più special modo.
- ↑ Il piacere può essere innocente e involontario; il diletto può essere disordinato, ma non di pensata malvagità; le delizie qui sono il disordine ricercato, le squisitezze de’ piaceri pericolosi.