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204 lettere di santa caterina

sce; onde non cognoscendosi, non s’ama. Conviensi dunque avere il lume, acciò che tu vegga e coguosca quello che tu debba amare. E perché il lume e’ era necessario, provvede Dio alla nostra necessità, dandoci il lume dell’intelletto, che è la più nobile parte dell’anima, colla pupilla, dentrovi, della santissima fede. E dicoti che, poniamochè la persona offenda il suo Creatore, non passa però né vive senza amore ne senza il lame. Perocché l’anima, ch’è fatta d’umore e creata per amore1 alla immagine e similitudine di Dio, non può vivere senza amore; né amerebbe senza il lume. Onde se vuole amare, si conviene che vegga. Ma sai che vedere è, e che amare è quello degli uomini del mondo? E’ uno vedere tenebroso e oscuro;2 e per la oscura notte non si discerne la3 verità: ed è uno amore mortale, però che dà morte nell’anima, tollendole la vita della Grazia. Ma perché è oscuro questo vedere? Perché s’è posto nella oscurità delle cose transito del mondo, avendosele poste dinanzi a sé, fuore di Dio; cioè che non le ragguarda nella sua bontà, ma solo le ragguarda per diletto sensitivo; il quale diletto e amore sensitivo mosse 4 lo intelletto a vedere e cognoscere cose sensitive. Onde quest’affetto che si nutrica col lume dell’intelletto, poniamo pri-

  1. Dante: «L'animo ch’é reato ad amar presto..... Vostra apprensiva da esser verace Tragge intenzione. — Né Creator né creatura mai... fu senza amore».
  2. Le tenebre, plurale, è più della oscurità; ma la tenebra può essere meno. Però qui la gradazione può staro.
  3. La stampa: le.
  4. Tutto questo linguaggio, sebbene di colorito così vivo, è di filosofica proprietà. Dante: «Quel piegare (verso il bene appresso) è amor; quello e natura Che, per piacer, di nuovo in voi si lega. Mentre ch’egli (l’amore) è ne’ primi ben diretto, E ne’ secondi sé stesso misura, Esser non può cagion di mal diletto».