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lettere di santa caterina 203

XCIII. — Alla Contessa Benedetta figliuola di Giovanni d’Agnolino Salimbeni.

L’amore si nutre d’amore, e il divino viene educando l’uomo. All’amare precede il conoscere: l’intelletto è occhio; la fede, pupilla. L’anima è pianta d’amore. L’intelletto conosce dove piantarla: nell’umiltà, valle difesa da’ venti. Il suo fiore è la gloria di Dio. L’uomo di questo fiore non vive; per esso i frutti del bene. La carità del prossimo è pioggia che innaffia questa pianta, il conoscimento di sé, rugiada che rinfresca, il sole è l’amore di Dio.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi fondata in vera e perfetta carità, la quale carità è uno vestimento nuziale, che ricuopre ogni nostra nudità, e nasconde le vergogne nostre, cioè il peccato, il quale germina vergogna; lo spegne e consuma1 nel suo calore. E senza questo vestimento non possiamo entrare alla vita durabile, alla quale siamo invitati.

Che è carità? è uno amore ineffabile, che l’anima ha tratto dal suo Creatore, con tutto l’affetto e con tutte le forze sue. Dico che l’aveva tratto del suo Creatore: e così è la verità. Ma come si trae? coll’amore: perocché l’amore non s’acquista se non coll’amore e dall’amore. Ma tu mi dirai, carissima figliuola: «Che modo mi conviene avere a trovare e acquistare questo amore?» Rispondoti, per questo modo. Ogni amore s’acquista col lume: perocché la cosa che non si vede,2 non si cogno-

  1. Non solo ne attuta l’ardore molesto, ma ne disperde le tracce.
  2. Vedere dice l’intuizione data e necessaria; conoscere, l'operazione spontanea della mente, alla qual segue l’affermazione, che è il principio del volere: e il volere abituale è amore. Che l’intelletto, come motore della volontà, sia la pili nobile parte dell’anima, Dante e Caterina lo tengono con Tommaso d’Aquino.