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192 LETTERE DI SANTA CATERINA
tificazioue; e ciò ch’egli ci dà e permette in questa vita, dà per questo fine; e tribolazioni e consolazioni, ingiurie, scherni e villanie, persecuzioni del mondo e tentazioni del dimonio, fame e sete, infermità e povertà, prosperità e delizie, e ogni cosa, permette per nostro bene. Onde la ricchezza ci permette, perché ne siamo dispensatori a’ poveri; le delizie e stati del mondo, non perché noi leviamo il capo per la superbia: anco, molto maggiormente ci dobbiamo umiliare con un santo ringraziamento della divina bontà. La tribolazione, da qualunque lato ella viene, e povertà, ce la dona, perché noi veniamo a vera e perfetta pazienzia, e perché cognosciamo la poca fermezza e stabilità del mondo; acciò che noi ne leviamo l'affetto e l desiderio nostro, e sia posto solamente in Dio con le vere e reali virtù. E così riceveremo il frutto delle nostre fadighe. Perocché ogni fadiga che noi sosteniamo per lo suo amore, è remunerata, e serbatoci il frutto della vita durabile, dove è vita senza morte e luce senza tenebre, sazietà senza fastidio, e fame senza pena. Così dice santo Agostino; dilunga è il fastidio dalla sazietà, e la pena dalla fame.1 Nell’altra vita ogni bene è remunerato, e ogni colpa è punita.
Adunque l’anima che ha questa viva Fede, partorisce le vere e sante operazioni; ed è veramente paziente a sostenere ogni pena e fadiga per
Dio, e per remissione dei peccati suoi. Anco, ha in reverenzia ogni pena, considerando chi è colui che le dà, e perché le dà, e a cui le dà. Chi è colui che le dà? È Dio, somma ed eterna Bontà; non per
- ↑ Beati son saziati del bene senza infastidirsene, anzi sempre rimanendo con fame, ma fame di dolce desiderio senza pena.