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LETTERE DI SANTA CATERINA 191

di vedervi serva fedele al nostro Creatore, fondata in vera e santa pazienzia. E pensate che in altro modo noti potreste piacere a Dio. Noi siamo pellegrini e viandanti in questa vita, e senza alcuna stanza ^ di tempo corriamo verso il termine della morte; onde ci conviene avere il lume della santissima fede, acciò che (senza essa, per lo impedimento di tenebre ") possiamo giungere al termine nostro. Ma vuole essere fede viva, cioè con sante e buone operazioni: perocché dicono e’ Santi che la fede senza l’opere è morta. Poi, dunque, che noi abbiamo creduto che Dio è Dio, e ch’egli ci ha creati alla imagine e similitudine sua, ch’egli ci ha dato il Verbo dell’unigenito suo Figliuolo nato nel ventre dolce di Maria, e morto in sul legno della santissima croce per tollerci la morte e darci la vita della Grazia (la quale perdemmo per la disobedienzia di Adam, e per l’obedienzia del Verbo tutti contraiamo la Grazia, sì come prima tutti contraemmo la morte per lo primo peccato); subito, dico, allora che l’anima ha acquistato così dolcemente il lume della fede, vedendo tanto amore ineffabile quanto Dio le porta (e per darci anco speranza della nostra resurrezione, la quale avererao nell’ultimo dì del Giudizio, egli ha manifestato la resurrezione sua), l’anima s’innamora a tanto lume e a tanta dolcezza d’amore, quanto vede che Dio gli ha. ^ E comincia a vedere con questo medesimo occhio, che Dio non vuole altro che la nostra san

Per dimora, l’ha Dante e il Petrarca. Qui più bello, che il tempo stesso va e non ha stanza.

Forse sbagliato. Il senso è: se non l’avessimo, la fede, le tenebre e’ impedirebbero. Così in Dante la notte impedisce il salire al monte sacro.

La stampa: vede Dio che.