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LETTERE DI SANTA CATERINA 187

ricordiate di sì vile e misera creatura. Intesi ciò che diceva: e rispondendovi alla prima delle tre cose che mi dimandate, dirò che il dolce nostro Cristo in terra credo, e così pare nel cospetto di Dio, che sarebbe bene che due cose singolari, per le quali la Sposa di Cristo si guasta, si levassero via. L’una si è la troppa tenerezza e sollicitudine di parenti, la ’ quale singolarmente si converrebbe che in tutto e per tutto egli fusse tutto mortificato. L’altra si è la troppo - dolcezza fondata in troppa misericordia. Oimè, oimè, questa è la cagione che i membri diventano putridi, cioè per lo non correggere. E singolarmente ha per male Cristo tre perversi vizi; cioè la immondizia, l’avarizia, e la infiata superbia, la quale regna nella Sposa di Cristo, cioè ne’ prelati, che non attendono ad altro che a delizie e stati e grandissime ricchezze. Veggono i demoni infernali portare l’anime de’ sudditi loro, e non se ne curano, perché sono fatti lupi, ^ e rivenditori della divina Grazia. Vorrebbesi dunque una forte giustizia a correggerli; ^ perocchà la troppa pietà è grandissima crudelità; ma con giustizia e misericordia si vorrebbe correggere. Ma ben vi dico, padre, che io spero per la bontà di Dio che questo difetto della tenerezza de’ parenti, per le molte

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  1. Fosse della. Ma di tali irregolarità non mancano esempi.
  2. Non correggo troppa, perché l’avverbio col nome può fare quasi tutt’una voce, come in oltrecotante, e simili.
  3. Dante: «Il maledetto fiore(fiorin d’oro) C’ha disviate le pecore e gli agni, Perocché fatto ha lupo del pastore.
  4. Correggere fortemente i prelati pare ai capi loro che sia un guastare la Chieda; ma è il vero edificare. In queste parole il Burlamacchi vede un vaticinio della ribellione di Perugia, ed altri oasi seguiti. Ma anco senza rivelazioni soprannaturali, poteva la rara donna, testimone delle brighe dei Pontefici, augurare calamita. Io però intendo il detto in senso più semplice insieme e più ampio.