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166 | lettere di santa caterina |
stimolo d’affocato desiderio, e va cercando in che modo possa più perfettamente spendere il tempo suo; parendogli sempre avere caro del tempo (perché nel tempo si vede acquistare il tesoro, e perdere, secondo che gli piace); e vedendo che in neuno modo può giungere a vera virtù, se non col mezzo della carità del prossimo. La quale carità trasse dal cognoscimento di Dio, perocché nella bontà di Dio vide e cognobbe che ’l suo smisurato amore non si distendeva pure a lui, ma ad ogni creatura che ha in sé ragione, ed amici, e a nemici. Poniamochè s’ami più 'l uno che l’altro, secondo che si truova l'affetto della virtù.
Il virtuoso ama1 per amore della virtù, e in quanto egli è creatura; e lo ingiusto e iniquo2 peccatore, l'ama, sì perché egli è creato da Dio, e sì perché egli si parta dal vizio, e venga alla virtù. E così diventa gustatore3 e mangiatore dell’anime per onore di Dio. E per trarre l'anime dalle manidelle dimonia, si darebbe alla morte. E con sollicitudine fura il tempo a sé, cioè alla propria consolazione, di qualunque consolazione si vuole, o nuova vecchia che sia; e dallo al prossimo suo. E però fu detto a quella serva di Dio, dicendo ella: «Signore mio, che vuoli tu che io faccia?» ed egli rispose: «dà l’onore a me, e la fadiga al prossimo tuo».
E che fadiga gli dò? dagli fadiga corporale e mentale. Fadiga mentale e di santo desiderio, e offerire
sante e umili e continue orazioni, con allegrezza