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lettere di santa caterina 149

non si muove punto perché dicano ch’egli discenda, ma persevera infino all’ultimo; e con grande letizia gridò, e disse: Consiimmatum est. E poniamochè ella paresse parola di tristizia, ella era di letizia a quell'anima consumata e arsa nel fuoco della divina carità, del Verbo incarnato del Figliuolo di Dio. Quasi voglia dire il dolce Gesù: «Io ho consumato e adempito ciò ch’è scritto di me. Consumato è il desiderio, penoso che avevo di ricomprare l’umana generazione. Onde io godo ed esulto che io ho consumata questa pena, e ho adempita l’obedienzia 1 posta dal Padre mio, la quale avevo tanto desiderio di compire». O maestro dolce, bene ci hai insegnata la via e la dottrina; e bene dicesti verità, che tu eri Via, Verità e Vita. Perocché colui che seguita la via e la dottrina tua, non può avere in se morte, ma riceve in se vita durabile; e non è né dimonio ne creatura né ingiuria ricevuta che gli2 possa tollere, se egli non vuole. Vergognisi, vergognisi dunque l’umana superbia dell’uomo, e ’l3 piacimento e l’amore proprio di se medesimo, di vedere tanta bontà di Dio abondare in lui, tante grazie e beneficii ricevere per grazia,4 e non per debito; e non pare che lo stolto uomo senta né vegga tanto caldo e calore d’amore; che se fussimo di pietra, deveremmo già essere scoppiati.

Oimè, oimè, disaventurata me! io non ci so vedere altra cagione, se non che l’occhio del co-

  1. Nel linguaggio ascetico è anco la cosa imposta per obbedienza.
  2. Senza dire gli ’l possa, può sottintendersi vita; o che piuttosto tollere rimanga indeterminato come rubare e simili.
  3. Personifica il compiacimento in sé e l’amore di sé, e vuole che si vergognino, L’umana superbia dell’uomo è pleonasmo qui non senza valore; e per chiarezza le faceva di bisogno nominare l’uomo, a poter soggiungere di se medesimo.
  4. Ricevere grazia per grazia, non è inutilità, perchè può esserci grazia meritata. Onde il modo: gratia gratis data.