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lettere di santa caterina 145

C. — A Frate Raimondo da Capua dell’Ordine dei Predicatori.

Sia pastore nel sacrificarsi per le pecorelle. Sposo della verità nel conservarlesi tutto.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con desiderio di vedervi portare de’ pesi ^ delle creature per affetto e desiderio dell’onore di Dio e della salute loro; e pastore vero, che con sollecitudine governiate le pecorelle che vi sono o fussero messe fra le mani, acciocché il lupo infernale non le portasse; perocché se ci commetteste negligenzia, vi sarebbe poi richiesto. Ora è tempo da dimostrare chi ha fame o no,- e chi si sente de’ morti, che noi vediamo giacere privati della vita della Grazia. Sollicitate dunque virilmente, e con vero cognoscimento, e con umili e continue orazioni infino alla morte. Sapete che questa è la via a volere cognoscere, ed essere sposo della verità eterna; e neuna altra ce n’è. E guardate che voi non schifiate fadighe; ma con allegrezza le ricevete: facendovegli ^ a rincontra con santo desiderio; dicendo: «Voi siate le molto benevenute;» e dicendo: «Quanta grazia mi fa il mio Creatore, che egli mi faccia sostenere e patire^ per gloria e lode del nome suo!»

1 Non muto e’ pesi; perché forse ella intende non caricare le spalle del frate di tutti i pesi; e in quel de’ è carità di figliuola e senno di madre.

- La stampa faoendovelo. Ma gli risguarda le faticie, che sono non solo da schivare, ma da incontrare prontamente.

^ Patire qui dice più del sostenere, ohe può essere anco di leggier noia, tolleranza degli altrui difetti e opinioni. Lettere di S. Caterina - Voi. li. 10