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136 | lettere di santa caterina |
potevamo partici pare questo bene; onde vedendo Dio che questa sua volontà non si poteva adempire per lo peccato, costretto dallo amore pazzo1 che aveva in noi, mandò l’unigenito suo Figliuolo a fabbricare le nostre iniquitadi sopra il corpo suo. Onde, dunque2 questo Verbo fu innestato nella carne nostra nel ventre di Maria, subito il giudicò all’obbrobriosa morte della croce, posto nel campo di questa vita a combattere per la sposa sua, e per trarla dalle mani del demonio che la possedeva come adultera. Onde dunque,3 questo dolce cavaliere, come dice santo Bernardo, e’ salse a cavallo in sul legno della santissima croce, e misesi4 l’elmo della corona delle spine bene fondata, e’ chiovi nelle mani e ne’ piedi, e la lancia nel costato, per manifestarci il secreto del cuore. Oimè amore! amore! Parti che sia bene armato questo nostro dolce Salvatore? Confortiamoci; però ch’egli averà la battaglia per noi. Così disse egli a5 li discepoli suoi: «Rallegratevi, però che io ho sconfitto il principe del mondo». E santo Angustino dice che con la mano confitta e chiavellata ha sconfitte le demonia.
Adunque non voglio che alcuno timore caggia in voi, dilettissime mie figliuole, ne per demonio visibile né invisibile. Ma se egli vi dasse molte battaglie e illusioni, o paura di non poter perseverare nelle operazioni cominciate, confortatevi dicendo:
- ↑ Nella Cantica imagini simili; ma non ne tempera la sconvenienza agli orecchi moderni.
- ↑ Così famigliarmente: sicché dunque.
- ↑ Rammenta l’origine dell'eculeo. E il cavallo e l’elmo e i chiodi e la lancia sono arnesi di guerra che il divino guerriero usa contro sé stesso: la sua giustizia, mossa dall’amore, infierisce contro la sua umanità, che assume in sé gli effetti del male nemico a Dio.
- ↑ La stampa missesi; come altra forma italiana si messe.
- ↑ Dante: Abbandonò li freni.